Come innaffiare le piante di casa durante un viaggio di sei settimane

17/07/2020 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Oggi pomeriggio partirò per Taiwan, come faccio ogni due anni. Questa volta, per motivi familiari e a causa dell'epidemia di COVID-19, non staro' li' le solite due settimane, mi fermerò invece per quasi sei settimane, di cui le prime due in quarantena, chiuso al terzo piano di una bella casetta vicino a Hualien, tra le montagne e l'oceano Pacifico.

Appena mi sono reso conto della lunghezza di questo viaggio, ho pensato alla mia neonata passione per il giardino (per l'orto, o quello che e'). Tante piante sono in terra, altre vivono nel conservatory (questo, che d'estate diventa una torrida serra), altre ancora se ne stanno sui davanzali o all'ingresso. Hanno bisogno di sole, ma soprattutto di acqua. Come irrigarle? Il Post, con la sua snervante puntualità (*), ha pubblicato una lista di soluzioni per innaffiare le piante quando si va via. Ho letto l'articolo, l'ho ignorato (per quanto possibile: alcune idee suggerite le avevo avute anch'io), e ho continuato con le mie soluzioni.

Funzioneranno? Arriverò a casa a fine agosto e troverò un cimitero di pomodori ciliegini, meloni Galia e trombette? Boh. Ecco quel che ho fatto:

1) Ho chiesto ad un vicino di venire quando puo' ad innaffiare (annaffiare?) le piante nel giardino dietro casa e nel cortile davanti. Tutte le piante ancora in vaso sono ora fuori, alcune su un tavolino (quelle che vanno innaffiate meno). Se questa pare la soluzione piu' semplice e sicura, vi invito a tenere presente che a) il vicino verrà quando potrà, e potrebbe essere assente per giorni, 2) potrebbe non essere a disposizione in coincidenza con un periodo di siccità, e 3) le piante all'aperto potrebbero morire per eccesso di pioggia. Siamo in Inghilterra, dopotutto.

2) Alcune piante sono ancora in casa, alcune all'ingresso, altre su un davanzale. Crescono in "vasi" con un serbatoio d'acqua sotto, che ho costruito a partire da bottiglie d'acqua da 5 litri. L'acqua viene pescata da un cordoncino di iuta, e le piante con la maggiore voglia di vivere (pomodori, peperoncini) di solito finiscono col prolungare le loro radici fino a raggiungere l'acqua. Per rendere più probabile la sopravvivenza durante la mia assenza, ho praticato la pacciamatura (mulching) in superficie, ma molto alla buona (o alla moderna: un caso di riciclaggio creativo), con ritagli di cartoncino che ho poi bagnato per limitare la traspirazione del terriccio.

Nella foto: vasi con serbatoio. E' visibile la pacciamatura con frammenti di cartoncino



3) Ho acquistato una dozzina di sistemi per irrigazione a bottiglia: si tratta di "tappi" a spuntone che vanno piantati nel vaso, avvitando una bottiglia capovolta - e piena d'acqua - al capo opposto. Un minuscolo rubinetto permette, in teoria, di regolare la portata d'acqua che raggiunge la pianta, da un minimo di una goccia ogni tanto ad un flusso continuo, con differente durata dell'acqua nel serbatoio. Ho rinunciato ad utilizzare questo sistema per due motivi: primo, non sono riuscito - in una settimana di prove con tre vasi - a trovare una regolazione valida del rubinetto, quindi la bottiglia si svuota troppo in fretta o non si svuota per niente. Secondo, in un caso il peso della bottiglia ha portato il tappo a punta - e il rubinetto - a sprofondare nel terreno, con interruzione del flusso d'acqua. In un altro caso bottiglia e tappo a punta si sono sradicati dal vaso, portando con loro 1/4 della terra del vaso, e rischiando di uccidere la pianta. Non userò questo sistema.

Troverò qualche pianta ancora in vita, al mio ritorno a casa, alla fine di agosto? Vedremo. Il pericolo non e' solo l'acqua (troppa o troppo poca). C'è un pericolo strisciante e ben più immediato di cui parlerò nei prossimi giorni, durante la quarantena a Taiwan.












(*): quante cose ho scritto e poi ho buttato anziché pubblicarle perché Il Post aveva nel frattempo pubblicato qualcosa di simile e di migliore!



Argomenti: Peperoncini, piante e vacanze, Pomodori

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